Mario Monicelli, 2003 – Foto di Pino Settanni-Fondo Settanni-Archivio Luce Cinecittà 

Questa mostra dell’Archivio Luce-Cinecittà, realizzata per la prima volta al Teatro dei Dioscuri a Roma,  riunisce i suoi scatti più celebri di attrici, attori, divi, registi. Immagini note e presenti nella memoria di appassionati, e altre meno conosciute e assolute scoperte per tutti gli amanti della settima arte, dedicate a personaggi amatissimi, parte della memoria collettiva e del nostro immaginario. Un corpus dalla tecnica riconoscibile, icastica, di formidabile semplicità comunicativa. Un marchio di fabbrica: un’opera al nero, quello di tutti i fondali in cui Settanni ospita i suoi soggetti (spesso amici del fotografo) accompagnati da un oggetto-simbolo elettivo, scelto dagli stessi protagonisti. Opere al nero, ma da cui far esplodere un mondo di colori. Con una chiaroveggenza psicologica per cui i registi e attori dentro l’obiettivo di Settanni, risultano sempre decisamente sé stessi, anche se in pose e panni inattesi. 
Nel 2014 l’Archivio Luce-Cinecittà ha acquisito l’intera produzione di Pino Settanni.

Pino Settanni nasce a Grottaglie, in provincia di Taranto, il 21 marzo 1949. Terminate le scuole, nel 1966 si impiega alle Acciaierie Italsider di Taranto, ma fin da ragazzo si dedica alla fotografia e presto si fa conoscere tra gli intellettuali della sua città.
Per seguire la sua passione per la fotografia decide di lasciare il lavoro all’Italsider e, dopo brevi soggiorni a Torino e Milano, si trasferisce a Roma nel 1974. Collabora con le sue foto a giornali e riviste e nel 1975 conosce Monique Gregory, sua futura moglie , che dirige una galleria d’arte in via del Babbuino e lo introduce nell’ambiente artistico romano.
Nello stesso anno pubblica Voligrammi, una serie di fotografie con stormi di uccelli in volo, in cui individua nascoste armonie. Poco dopo incontra, grazie a Monique Gregory, il pittore Renato Guttuso, con cui parla del progetto di un libro fotografico sulla Sicilia. Nasce una collaborazione tra i due, che durerà per vari anni: Settanni sarà suo assistente e fotografo personale. Il volume che era stato oggetto di quella prima conversazione, La Sicilia di Guttuso, uscirà nel 1980, seguito nel 1984 da Guttuso: fotografia quotidiana.
Nel 1986 a Parigi partecipa al Mois de la Photo. Poi, nel 1987, si trasferisce definitivamente nello studio di via di Ripetta a Roma. Sono anni intensi: nel 1989 espone alla Galleria Rondanini di Roma i suoi settantasette Ritratti in nero, dello stesso anno sono i segni dello Zodiaco, poi I Vizi Capitali. La produzione di Settanni assume sempre più frequentemente una forma seriale: collezioni di segni uniti da una ispirazione comune. Nel 1994 sarà la volta dei settantotto Tarocchi, l’anno successivo de L’Alfabeto dei francesi a Roma.
Tra il 1998 e il 2005 realizza su commissione dell’Esercito italiano vari reportage sulle guerre che vedono le truppe italiane impegnate nei Balcani e in Afghanistan.
 Da essi scaturiscono anche due documentari di Rai Tre, Kabul le donne invisibili (2002) e Balcani, gli sguardi, la memoria (2003), presentati al Festival del Cinema di Locarno.
Pino Settanni muore a Roma il 31 Agosto 2010.
Nel Marzo 2015 apre a Matera nel Palazzo Viceconte il Museo della Fotografia Pino Settanni.